La Galleria Carlo Alberto e il Palazzetto
La Galleria "Carlo Alberto" (Sec. XIX) costituisce il collegamento del Palazzo Borelli al Parco, voluto dal Conte Giacinto Borelli nella prima metà dell'800, e si identifica come un corpo, a due piani, addossato al più antico Palazzetto.
Il piano terra è costituito da una arcata su via dell' Archivolto, che consente il transito e quindi il passaggio tra la Piazza dello Statuto e via della Parrocchia e una seconda parte addossata al muraglione del Parco, che un tempo consentiva il ricovero delle carrozze. Oggi questo spazio è adibito, dopo un attento restauro, ad Ufficio Turistico.


Il piano superiore – la Galleria Carlo Alberto, vera e propria, è un locale rettangolare di mt. 16,50 X mt. 2,50, che, a destra, dà l'accesso al Palazzetto, e, a sinistra, consente una chiara veduta su Piazza Statuto, attraverso cinque finestre.
Il recupero, molto recente, della Galleria (o Manica), ha evidenziato pareti con decorazioni ottocentesche nascoste da molti strati di intonacatura.
La porta al termine della galleria dà l'accesso diretto al primo piano del Parco.

Il Palazzetto
Le stanze nobili al primo piano del Palazzetto (Sec. XV) poggiano su una serie di volte molto più antiche: probabilmente "trune" di abitazioni contadine medioevali.
La trasformazione ed il restauro del Conte Borelli del Palazzetto nasce dall’esigenza di realizzare "una foresteria nobile" (ha ospitato più volte il Re di Sardegna Carlo Alberto) con simmetrica distribuzione di ambienti attorno ad un atrio voltato (detto degli Imperatori), ornato con quattro tondi recanti in bassorilievo i profili di imperatori romani.

La sistemazione del Borelli vi apporterà la divisione in alcuni ambienti, quali la stanza del "pregadio" (o matroneo) affacciato sull'interno della chiesa della Confraternita di S.Croce, e le porte con sovrapporte in carta dipinta.

Nella successiva e ampia "stanza degli uccelli" vi è un pregevole camino in marmo rosa, che presenta forti analogie con quelli del Palazzo Borelli.
Le considerazioni fatte sul carattere feudale del sito, unite al valore qualitativo del manufatto possono avvalorare l'ipotesi dell'appartenenza del "Palazzetto" alla famiglia Bolleris fin da tempi remoti.
Sicuramente è divenuta abitazione dei Bolleris, quando dal 1588 rimasero senza dimora a causa della distruzione del castello angioino fino alla costruzione del Palazzo Bolleris/Borelli avvenuta a partire dal 1606.
Il Palazzetto era sede, ai tempi dei Conti Borelli, anche delle cucine direttamente collegate con la ghiacciaia.
Nelle sottostanti "trune" vi è da segnalare il "Casa del maniscalco", è un interessante esempio di vita e di abitazione popolare e laboratorio artigiano. Ha funzionato fino al 1975, quando anche l'ultimo maniscalco della Valle Stura è andato in pensione. La perentoria sostituzione dei cavalli da parte delle macchine ha fatto si che anche questo mestiere entrasse nel dimenticatoio.
Entrando a sinistra vi è una cantinetta, sulla destra la fucina con gli attrezzi per ferrare i cavalli con tanto di camino e mantice. Al piano superiore, la camera da letto, spartana ma dignitosa.
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