Demonte: un po' di storia

Demonte e la Valle Stura vennero abitate in epoca preromana dai Liguri Montani.
Demonte (che anticamente, fu chiamata Demons, Demontum, De Montium, Ad Montes, De Monte e, infine, Demonte dal 1214) e la valle Stura furono conquistate dai Romani in epoca augustea dalle legioni del Console Marco Quinto Flacco ed aggregate al municipium di Pedona (oggi Borgo San Dalmazzo) con le valli Vermenagna e Gesso.

Già allora la valle aveva notevole importanza per via dei suoi valichi che garantivano un facile transito verso l'altro lato delle Alpi.
Dal V secolo la valle subì le invasioni dei Goti di Teodorico, dei Bizantini, dei Longobardi, dei Franchi, poi nei secoli IX e X dei Saraceni, che seminarono stragi e rovine e scavarono la valle Stura per prelevare minerali di cui era ricca. In questo periodo, la valle faceva parte dei possedimenti dell'abbazia benedettina di Pedona.

Nel 998, la valle fu data in feudo al Vescovo di Torino, sotto il cui controllo rimase fino al 1150 circa.

Dall'XI secolo cominciano ad aversi notizie più precise sulla valle e sui Comuni che la compongono.
Per tutto il XII secolo la valle fu sotto il dominio del Marchesato di Saluzzo; nel XIII secolo subì la spinta espansionistica del comune di Cuneo, legato agli Angiò di Provenza.

Nel 1214 Demonte si costituí in Comune, su gentile concessione del Marchese di Saluzzo.
Gli Angió, infine, nel 1259 si impossessarono di tutta la valle stura fino al Colle della Maddalena, e la unirono in seguito alla Provenza .

La storia di Demonte è legata alle vicende di due famiglie nobiliari: i Bolleris (dal sec.XIV) e i Borelli (dal Sec. XIX).
I primi entrarono nella storia di Demonte nel 1372 nella persona di Franceschino Bolleris, Signore di Salmour, il quale riconquistato il castello di Demonte per gli Angiò di Provenza e cacciati i Visconti di Milano, venne insignito da Giovanna I d'Angiò del titolo di Vicario Regio.

Nel 1376, la regina Giovanna I, a seguito di nuove imprese guerresche nelle quali ricaccia Gian Galeazzo Visconti che aveva reinvaso la valle, infeuda Franceschino Bolleris, ed i suoi eredi, dei beni e dei redditi del luogo, di Roccasparvera e di Centallo, e lo nomina feudatario di Demonte e della Valle Superiore di Stura.

Nel 1377 il visconte Franceschino Bolleris, viene nominato castellano di Demonte e si insedia nel castello angioino, di probabile costruzione da parte di Carlo II d'Angiò detto lo Zoppo. Il castello che si trovava sul poggio quaternario a ovest di Demonte (attuale parco Borelli) sostituiva quello di probabile costruzione dei primi Signori di Demonte (i Procardo, i Berardo, o i Marchesi di Saluzzo) sul podio a est di Demonte, che era bisognoso di opere costose per il suo ripristino e, soprattutto, era privo di acqua potabile.

I Bolleris mantengono privilegi e baronie anche durante vicende guerriere e guerre di successione, quali la dominazione del Comune di Cuneo, del Marchesato di Saluzzo e dei Savoia.

Piantina di Demonte

Nei secoli successivi, i Savoia tentarono a più riprese di impadronirsi della valle. Nel 1388, il loro dominio si estese fino al comune di Vinadio. Nel frattempo, con l'annessione della Provenza al regno di Francia, il resto della valle passò sotto il dominio della corona francese.

Nel 1437, il visconte Ludovico Bolleris per meglio proteggersi dalle incursioni dei nemici, chiese agli alleati Angioini e, da loro ottenne, di inserire il suo stemma di famiglia fra le insegne degli stessi Angiò di Provenza.

Fu un efficace deterrente per i nemici fino alla conquista definitiva di Demonte e della Valle Stura da parte dei Savoia nel 1588.
In quell'anno, infatti, i Savoia riuscirono finalmente ad entrare in possesso dell'intera vallata fino al colle della Maddalena: l'ultimo territorio a cadere sotto la spinta savoiarda fu quello che raccoglieva gli attuali comuni di Roccasparvera, Moiola, Gaiola e Demonte, feudi dei Bolleris.

I Castelli di Demonte e Roccasparvera vennero demoliti in modo definitivo dai Savoia, i quali con il Duca Carlo Emanuele I per difendersi dalla minaccia di invasione dell'esercito ugonotto francese, fecero costruire il Forte della Consolata a valle di Demonte nel 1590.

Nel 1601, il visconte Gaspare Bolleris –pagando- rientrò nuovamente in possesso dei suoi feudi e venne nominato da Carlo Emanuele I, nel 1603, marchese.
Nel 1606 iniziò la costruzione del palazzo (ora Borelli)

Sotto il dominio savoiardo la valle vide passare numerose guerre. Particolarmente significativi furono i passaggi di truppe durante la guerra di successione austriaca, e le campagne napoleoniche.

Il 17 agosto 1744, le armate Galloispane, assediata inutilmente la città di Cuneo (6° assedio), ritirandosi danneggiarono pesantemente la Fortezza della Consolata di Demonte dopo averla conquistata con le bombe incendiarie. Solo per il coraggio e l'audacia del maggiore Ignazio Giacinto Borelli le fiamme non raggiunsero la polveriera. Il manipolo guidato dal Borelli, ottenne dai nemici l'onore delle armi. Da qui inizia a farsi strada la dinastia dei Borelli.
Il Forte venne ricostruito dai Savoia e verso il 1790 risultava ormai consolidato in tutte le sue strutture.

Ma la Francia di Napoleone era alle porte e come un tornado sbaragliò l'esercito savoiardo imponendo una pace pesantissima (Cherasco 1796) ai Savoia: tra l'altro, la perdita della Savoia, della contea di Nizza, la distruzione delle mura di Cuneo e del Forte della Consolata di Demonte.

Nell'aprile del 1814, caduto Napoleone, i Savoia rientrarono in possesso delle terre perse, ma il Forte della Consolata era ormai ridotto a pochi ruderi.

Pochi anni dopo, nel 1820, un discendente del maggiore Ignazio Giacinto Borelli, Giacinto, uomo molto facoltoso, veniva insignito del titolo di Conte dal re Vittorio Emanuele I con l'incarico di reggente la Reale Cancelleria di Sardegna.

Il successivo re, Carlo Alberto (VII re di Sardegna), apprezzerà molto le doti del Conte Borelli e lo nominerà nel 1831 Primo Presidente del Senato di Genova e, nel 1847, Ministro per gli Affari Interni.
Al conte Giacinto Borelli si deve la preparazione e la firma -da parte di Carlo Alberto e di lui stesso, quale secondo firmatario- dello Statuto Albertino nel 1848 e, quindi, dell'inizio del Risorgimento italiano.